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  • Come Rispondere alle Nuove Esigenze di Realizzazione Personale

    INTRODUZIONE

    L’avvento della YOLO Economy – You Only Live Once – riflette un mutamento generazionale che mette al centro l’equilibrio tra lavoro e vita, spingendo sempre più persone a cercare esperienze lavorative autentiche e significative. Negli ultimi decenni, il mondo del lavoro ha vissuto una trasformazione profonda. Se una volta il successo e la realizzazione personale erano legati a una carriera stabile e all’impegno totale verso l’azienda, oggi le priorità sono cambiate radicalmente.

    Questo fenomeno non riguarda solo i più giovani: coinvolge anche i lavoratori senior, che, dopo anni di sacrifici, rivalutano il loro rapporto con il lavoro.

     

    La pandemia ha amplificato il desiderio di vivere appieno, facendo emergere nuove domande: come raggiungere un equilibrio tra ambizioni e benessere?

    Come può il lavoro adattarsi ai valori e alle aspirazioni delle persone, senza soffocarle?

    Oggi più che mai, le organizzazioni sono chiamate a ripensare le loro strategie di attrazione e retention, superando le differenze generazionali e costruendo una cultura aziendale che risponda ai bisogni di tutti.

     

    L’Evoluzione della visione del lavoro: dalla devozione totale all’equilibrio desiderato.

    Mano che tiene una chiave dorata illuminata, simbolo di successo e nuove opportunitàFino a qualche decennio fa, la carriera rappresentava una delle principali fonti di realizzazione personale.

    L’idea prevalente era che il successo si misurasse con la dedizione totale all’azienda, fatta di orari estenuanti e sacrifici continui. La famiglia spesso veniva messa in secondo piano, perché il lavoro era considerato il fulcro della vita adulta.

    Negli anni del boom economico, il lavoro era associato a stabilità e sicurezza finanziaria: costruirsi una carriera significava garantire benessere alla propria famiglia e raggiungere uno status sociale riconosciuto.

    In quel contesto, l’identità personale era intrecciata strettamente al ruolo professionale.

    “Cosa fai nella vita?” non era solo una domanda di circostanza, ma una vera e propria etichetta di identità.

    Tuttavia, con l’evoluzione della società e l’accelerazione delle trasformazioni tecnologiche, la visione del lavoro ha subito un cambiamento radicale.

    Le nuove generazioni hanno iniziato a rifiutare l’idea di sacrificare la propria vita personale per la carriera. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente accelerato questa trasformazione, le persone hanno iniziato a riflettere sul vero valore del tempo e della salute.

    Il lavoro non è più visto come una priorità assoluta, ma come una parte di un’esistenza più ricca e significativa.

    Le domande retoriche emergono in modo naturale: come bilanciare il desiderio di successo con il bisogno di vivere una vita piena? E soprattutto, cosa conta davvero oggi per sentirsi realizzati?

    La YOLO Economy: quando e dove il lavoro incontra la vita

    Blocchi di legno con la scritta YOLO, simbolo della filosofia You Only Live Once.Negli ultimi anni, la YOLO Economy  ha catturato l’attenzione come un fenomeno legato ai giovani che, consapevoli dell’incertezza del futuro, scelgono di vivere pienamente nel presente.

    Questo fenomeno ha preso piede in tempi recenti, ma le sue radici affondano in un cambiamento più profondo che ha attraversato il mondo del lavoro negli ultimi decenni. La digitalizzazione e l’aumento della precarietà hanno portato le persone, soprattutto i giovani, a rivalutare il concetto stesso di lavoro.

    Non è un caso che il termine abbia iniziato a circolare con forza durante la pandemia, quando le persone hanno riscoperto l’importanza di vivere nel presente e di non rimandare ciò che conta davvero.

    La YOLO Economy è evidente in tutto il mondo, ma soprattutto nei Paesi occidentali, dove le nuove generazioni hanno più libertà di scegliere il proprio percorso di vita.

    Le grandi dimissioni del 2021 negli Stati Uniti sono un chiaro esempio: milioni di persone hanno lasciato il lavoro in cerca di condizioni migliori, maggiore flessibilità e un impatto significativo. Tendenza che si sta diffondendo anche in Europa, dove il lavoro da remoto e i modelli di lavoro flessibili stanno diventando la norma.

    I protagonisti di questa rivoluzione: non solo i Millennials e la GenZ

    I protagonisti di questa rivoluzione non sono solo i Millennials e la Generazione Z, anche i lavoratori senior stanno abbracciando questa filosofia, riconoscendo

    che non vale più la pena di sacrificare la propria salute o la propria felicità per un lavoro che non li soddisfa.

    La YOLO Economy è quindi un fenomeno transgenerazionale che abbraccia persone di tutte le età, unite dal desiderio di vivere una vita autentica e significativa.

    La rilevanza della YOLO Economy risiede nella sua capacità di riflettere un cambiamento culturale profondo: le persone non vogliono più aspettare di andare in pensione per godersi la vita.

    Vogliono un equilibrio ora, vogliono sentirsi riconosciute e valorizzate sul lavoro, e vogliono che il loro tempo abbia un significato. La YOLO Economy è la risposta a un mondo in cui le vecchie certezze sono crollate, e dove il presente è l’unica certezza rimasta.

    Le aziende devono ripensare il modo in cui strutturano il lavoro e le aspettative nei confronti Mano che tiene una bilancia, simbolo di equilibrio tra lavoro e vita con sfondo naturale. dei dipendenti.

    Offrire flessibilità, supportare la crescita personale e creare un ambiente inclusivo e rispettoso dei bisogni individuali non è più un optional: è una necessità per attrarre e trattenere i migliori talenti.

    Il Work-Life Balance è ora la regola, non l’eccezione

    Le ricerche dimostrano che l’equilibrio tra vita e lavoro non è solo un desiderio dei più giovani. Secondo un rapporto di Forbes Italia (2023), circa il 70% dei lavoratori ritiene che un buon equilibrio sia più importante dello stipendio. E non si tratta solo di chi sta iniziando la carriera: molti lavoratori senior, dopo anni di sacrifici, stanno rivalutando il loro approccio al lavoro. Un sondaggio di PwC (Global Workforce Survey) ha mostrato che il 63% dei dipendenti tra i 45 e i 60 anni preferisce evitare trasferimenti o incarichi che compromettano la loro qualità di vita. Questo cambio di mentalità dimostra che il bisogno di equilibrio è universale.

    Ma cosa significa, in pratica, garantire un buon work-life balance?

    Non si tratta solo di avere più tempo libero, ma di creare un contesto in cui le persone si sentano supportate, riconosciute e valorizzate. Le aziende che riescono a mettere il benessere dei dipendenti al centro delle loro politiche organizzative ottengono un engagement più elevato e una maggiore fidelizzazione dei talenti.

    Esempi concreti sono aziende come Patagonia, che offre ai suoi dipendenti la possibilità di partecipare a progetti ambientali, e Google, che durante le selezioni cerca di comprendere non solo le competenze tecniche, ma anche le aspirazioni profonde dei candidati.

    Non è forse vero che spesso le generazioni sono viste come mondi distinti, con bisogni e aspettative diverse? E se invece fossero molto più simili di quanto crediamo?

    In un’epoca in cui le differenze generazionali sono amplificate dai media, il vero cambiamento culturale sta nel riconoscere che tutti, indipendentemente dall’età, vogliono sentirsi parte di qualcosa di significativo. Per attrarre e trattenere le persone di ogni generazione, le aziende devono costruire una cultura inclusiva, che abbracci l’eterogeneità delle esperienze e valorizzi il contributo di ciascuno.

    Il lavoro non deve essere un luogo in cui ci si perde, ma un contesto che nutre, che arricchisce e che contribuisce alla costruzione di un futuro condiviso.

    Le aziende che comprendono questa esigenza e investono nella costruzione di un ambiente di lavoro flessibile e umano sono quelle che sapranno prosperare nel lungo termine.

     

    PER APPROFONDIRE:

    SFIDA HYBRID: STRATEGIE PER UNA COMUNICAZIONE INTERNA EFFICACE UNA CULTURA ORGANIZZATIVA RESILIENTE

    WORK-LIFE BALANCE: DALLA GENITORIALITÀ AL CAREGIVING – NUOVE FRONTIERE DEL WELFARE AZIENDALE

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  • LA MAGIA DELL’OUTDOOR CULTURALE®: UNA METAFORA CHE TRASFORMA

    HBR: Il sogno della maggior parte degli Amministratori Delegati e degli HR Manager è trovare una forma di “magia”, che aiuti le persone a cambiare facilmente mentalità, per adattarsi in tempi rapidi ai cambiamenti con pensieri e comportamenti nuovi, per un mondo che grida evoluzione.

    Chiediamo a Hermes Consulting, Società Benefit di Firenze, che da 30 anni accompagna i cambiamenti nelle aziende. Come affrontate questo bisogno di magia?

    Monia Russo Partner di Hermes Consulting parla dell'approccio Outdoor Culturale per il cambiamento aziendale

     Monia Russo, Partner di Hermes: Abbiamo sviluppato una metodologia proprietaria a questo scopo, chiamata Outdoor Culturale®.

    Una storia che a mio avviso racconta gli effetti di questa magia è quella di un AD di un gruppo internazionale General Contractor, che avendo cambiato la struttura organizzativa, doveva convincere i 5 Direttori Generali delle diverse country a collaborare, condividere le grandi attrezzature per le costruzioni e armonizzare le risorse nella gestione delle gare di appalto.

    Dopo più di un anno di tentativi non andati a buon fine, ci ha contattati per capire cosa ci fosse “che non andava in queste persone” perché non riusciva a farle lavorare in un modo diverso.

    Abbiamo incontrato ad uno ad uno i Direttori e abbiamo progettato un offsite di due giorni a Siena, con una visita ispirativa al ciclo di affreschi del Bene Comune di Ambrogio Lorenzetti, che si trova nel Museo Civico della città.

    Attraverso una narrazione, impostata sul costrutto metodologico delle metafore ericksoniane, abbiamo ricalcato la situazione che ci avevano raccontato l’Amministratore e i Direttori in fase di analisi.

    Sempre attraverso la narrazione dell’opera, abbiamo suggerito e ispirato delle soluzioni, in linea con quanto prevedeva la riorganizzazione aziendale.

    Nel momento della riflessione, successiva alla visita, l’Amministratore Delegato è rimasto molto colpito dal cambiamento che il gruppo ha manifestato.

    Uno degli episodi più rappresentativi di questa trasformazione, è stato quando il più anziano dei Direttori, anche il più resistente, ha trovato, grazie alle suggestioni della metafora, una forte connessione con il proprio lavoro: “Avete visto cosa facevano i contadini di Siena? Condividevano le macchine e risparmiavano, potremmo farlo anche noi!”.

    La magia è stata che da quel giorno, l’implementazione del sistema matriciale si è realizzata con molta più facilità e i Direttori, durante la gestione degli appalti, hanno iniziato a scambiarsi buone pratiche e macchinari.

    Come scatta la magia?

    Alessandro Rizzi ideatore metodologia Outdoor Culturale Hermes Consulting

    Alessandro Rizzi, uno degli ideatori della metodologia: Portiamo i Team reali o interfunzionali, a vivere esperienze a stretto contatto con la storia dell’arte, dentro installazioni artistiche, mostre e capolavori dell’architettura.

    La struttura dell’Outdoor Culturale® riesce, attraverso il potere della metafora, ad accendere la sfera emotiva della mente, risvegliando così la motivazione e la proattività delle persone, stimolandone anche il pensiero critico e razionale.

    Ottiene come prodotto l’accelerazione dei cambiamenti richiesti dal contesto e il raggiungimento più facile dei risultati. Grazie agli stimoli che le metafore artistiche creano, le persone vivono un momento di consapevolezza, che permette loro di vedere agite le proprie dinamiche di comportamento, scorgendo nuove soluzioni, trovando punti di convergenza e immaginando assieme futuri possibili.

    Questo approccio utilizza l’isomorfismo (una corrispondenza di forme e strutture) tra l’esperienza dell’azienda e la rappresentazione artistica, per aprire finestre inedite e produrre salti di pensiero più veloci.

    Come costruire le metafore in modo che siano efficaci?

    Monia Russo: Ogni narrazione artistica viene costruita in modo che il “sentire di una realtà aziendale”, che raccogliamo attraverso interviste e focus group, sia traslato nella storia, così che si crei un rispecchiamento nei partecipanti e si possa creare un collegamento tra l’esperienza metaforica raccontata e il futuro che l’azienda desidera perseguire.

    Questo permette di vivere la propria storia aziendale collegata a valori e scopi personali, consente di vedersi e sentirsi raccontati e infine di osservare il presente e il futuro da un punto di vista esterno. Questo processo intensivo culmina nella proiezione sulla realtà lavorativa, per immaginarla, dopo l’esperienza, in modo diverso e introdurre dei cambiamenti reali.

    L’Outdoor Culturale® dà un’identità precisa ai problemi e la presentazione metaforica della tematica trattata, consente ai partecipanti di arricchire la loro prospettiva, allargare il proprio mindset e la vista, individuando così nuove soluzioni.

    La traduzione del vissuto interiore, in termini razionali, consente di trasferire nel quotidiano quanto appreso metaforicamente.

    L’esperienza genera una sorta di mappa mentale, che permette di affrontare situazioni simili, nella realtà presente e futura, con consapevolezza.

    In questi anni abbiamo sviluppato percorsi con diverse finalità nelle principali città d’arte italiane, che sono delle vere e proprie esperienze magiche!

     

    Perché unite la narrazione metaforica proprio all’arte?

    Alessandro: L’arte ha in sé un codice aperto e arriva dritta al cuore prima ancora di essere “letta”. Ha un linguaggio polisegnico, quindi soggetto a molteplici interpretazioni. Muove processi profondi e permette di lavorare sulla propria realtà, mantenendo una distanza dalla quotidianità, funzionale a superare i propri blocchi e a mettere in risalto i propri vissuti. Permette di partire da ciò che le persone sentono nel profondo e sviluppa strategie di cambiamento radicate in questo sentire.

    Edith Kramer, pittrice e terapeuta, diceva che “l’opera d’arte è un contenitore di emozioni” e Vygotskij, uno dei padri della psicologia, parlava della creatività e dell’immaginazione come elementi necessari per stimolare la ricerca di nuove soluzioni e aprire le porte al cambiamento.

    Pertanto, l’arte non è una fuga dalla realtà, anzi permette di incorniciarla, di conoscerla meglio, guardandola con nuovi occhi, osservandola da punti di vista diversi. Consente inoltre di esprimere concetti che rimarrebbero altrimenti celati e magari censurati, se utilizzassimo solo il canale verbale. L’arte concede il permesso alle persone e alle organizzazioni di pensare in modo diverso, parla una lingua “universale” compresa quella dell’inconscio che è in grado di liberare risorse latenti.

    I progetti migliori non hanno solo una struttura ben studiata, hanno soprattutto un’anima palpabile che prende forma grazie alla combinazione tra metafora terapeutica e arte.

     

    Cosa rende questa metodologia un catalizzatore di progettazioni sostenibili e mirate alla longevità dei contesti organizzativi?

    Diego Piovan Partner di Hermes Consulting parla di sostenibilità e Outdoor Culturale

    Diego Piovan, Partner: La sostenibilità è diventata un imperativo non solo ambientale, ma anche economico e sociale. Richiede una leadership che vada oltre i tradizionali modelli gestionali, che sia piuttosto olistica, adattiva e radicata in una profonda comprensione dei sistemi complessi.

    L’Outdoor Culturale® è in linea con tutte le ultime scoperte legate alla leadership della complessità. La ricerca di Barrett C. Brown (2011), executive coach ed esperto globale sullo sviluppo della leadership, sostiene che solo leader con sistemi di significato avanzati possono progettare e gestire uno sviluppo sostenibile.

    Per prepararli a questa sfida, spiega che le esperienze più formative, partono da una profonda base interiore, radicata in valori e principi che guidano non solo la visione, ma anche la strategia di iniziative sostenibili. Permettono di mettere in gioco risorse interne ed espandono il “sentire”, la recettività e la coscienza.

    Secondo la ricerca di Manners, J., & Durkin, K. (2000), la coscienza si espande a contatto con esperienze rilevanti di natura interpersonale, con un alto impatto emotivo, che vadano oltre le norme e le aspettative esistenti per catalizzare la crescita.

    Questi elementi sono contenuti dell’Outdoor Culturale® che sollecita tutte le 5 dimensioni che, secondo il capostipite della psicologia positiva Martin Seligman, costituiscono ogni esperienza di pienezza: emozioni positive, coinvolgimento autentico ed immersivo, condivisione, senso di scopo e di contribuzione, sperimentazione dell’autoefficacia nel raggiungimento di un risultato.

    Ogni partecipante, così come ogni team, esce profondamente cambiato, in contatto con un nuovo sentire, capace di attivare le risorse per affrontare le sfide della sostenibilità.

    Come possono contattarvi le aziende per organizzare un Outdoor Culturale®?

    Potete scriverci a questi indirizzi:

    Per ulteriori approfondimenti clicca qui:

    Portfolio Outdoor Culturale®

    Approfondimento Outdoor Culturale® 

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