Futuro, longevità e ambiguità: le parole di questo 2023
- Feb 15, 2023
- By Hermes
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Dove ci muoviamo e qual è il presente in cui immaginiamo il futuro?
20 anni fa è stato coniato l’acronimo VUCA per descrivere il mondo contemporaneo come VOLATILE, INCERTO, COMPLESSO, AMBIGUO.
Si tratta di un mondo che richiede un pensiero diverso e una mentalità differente. Non più un mondo dove è importante trovare le risposte, ma un mondo in cui piuttosto è importante farsi le giuste domande.
Siamo abituati a ragionare di “problem solving” riferendoci a fenomeni misurabili e stimabili ma oggi oscilliamo tra due dimensioni:
- Una moltitudine di informazioni e una potenziale conoscenza infinita: le best practice di qualsiasi cosa sono a portata di mano.
- La consapevolezza che non ci siano certezze: la validità di ogni cosa è in gioco finché non viene superata dalla successiva scoperta, più aggiornata e innovativa.
Il nostro raggio di azione, di conoscenza, di competenza non è mai stato così ampio. Gli strumenti che ci permettono di misurare e di trovare risposte non sono mai stati così accurati, eppure l’ambiguità è palpabile in ogni cosa e la parola che fa da capolinea ad ogni riflessione è “complessità”. Non si può mai smettere di esplorare e di sperimentare. Questo contesto ci sfida quotidianamente, ci porta continuamente a farci nuove domande, a formulare ipotesi.
Ci dicono che per guardare oltre la siepe dobbiamo smettere di ragionare per statement, piuttosto dobbiamo fare domande divergenti che spingano la riflessione un po’ più lontano. Ci raccontano che dobbiamo allenare la nostra sensibilità, in modo da riconoscere i pattern e da distinguere i segnali dal rumore di fondo.
Infine sappiamo bene che non ha senso oggi immaginare un futuro solo, ma piuttosto avere davanti una molteplicità di scenari diversi, tutti possibili. Possiamo riscrivere, ritornare sulle cose, per vedere con più chiarezza cosa sta succedendo e come dargli senso.
Lavorare sul futuro significa indagare gli scenari possibili, probabili, plausibili, preferibili. Ognuno di essi richiede abilità e competenze diverse e specifiche.
Uno tra tutti però è il più importante. Si tratta di quello che scegliamo.
Spesso immaginiamo il domani come una proiezione dell’oggi, un’estensione al quadrato della nostra realtà. Integriamo a quello che sappiamo qualche ingrediente in più in termini incrementali ed ecco che si forma il nuovo disegno. Possiamo chiamarlo “il futuro ufficiale”, che viene istituzionalizzato, perseguito con un piano preciso, che sia volto a minimizzare la varianza.
Una domanda che forse non ci facciamo abbastanza però è questa: se ci immaginiamo tra 5 anni, come vorremmo essere? Cosa ci immaginiamo di diventare? Cosa invece non vogliamo vedere nello specchio?
Che ci sia una tempesta in corso ormai non serve neanche dirlo. Oggi alla vita pubblica partecipano almeno 5 generazioni diverse e tutte, a loro modo, concordano nel definire il contesto odierno “dai contorni sfocati”. Ebbene se ci troviamo in una tempesta e perdiamo l’orientamento, se non abbiamo una mappa precisa che ci indica la via cosa guardiamo?
Qualche vecchio uomo di mare direbbe sicuramente “le stelle”.
Il futuro desiderabile non premia la presunzione di certezza, non è raggiungibile se supponiamo di conoscere tutto e pensiamo di avere tutto sotto controllo. Serve sicuramente lungimiranza, ma serve anche portare con sé alcuni valori e principi chiave che indipendentemente dalle perturbazioni fuori non si spengono mai.
In un presente (e in un futuro) complesso, affollato e confuso possiamo chiederci quali sono:
- I nostri valori
- Le nostre credenze
- I nostri bisogni
- E soprattutto i nostri scopi
Lavorare sulla condivisione di questi significati ci rende immuni da ogni crisi, perché ci permette sempre di avere una guida.
Qualcuno una volta ci disse: “cosa succede quando camminiamo verso l’orizzonte?”
“Facciamo 5 passi, e l’orizzonte si sposta un po’ più in là”
“Ne facciamo 100 ma l’orizzonte sembra sempre alla stessa distanza”
“Vorremmo afferrare il sole, ma nel suo splendore è sempre irraggiungibile.”
“Allora a cosa serve tendere verso l’orizzonte?”
“Ci spinge a camminare.”
Possiamo essere in balia delle onde e lasciare che il futuro scelga per noi, o possiamo scegliere di modellarlo. Ma dobbiamo avere la scultura ben chiara nella mente, nel cuore, negli occhi e nelle mani che danno i colpi sul marmo.
Le storie hanno un grande potere perché hanno una struttura chiara, descrivono un percorso, un viaggio, celano messaggi ben precisi
Dunque, ci sono tre storie che ognuno di noi dovrebbe sempre avere con sé, per modellare il futuro, non più vicino alla realtà, ma più vicino ai sogni, alle aspirazioni vere e autentiche di ognuno di noi.
DOVE VOGLIAMO ANDARE?
La prima storia è una storia sul futuro. Facciamo un salto nel domani e ci immaginiamo come saremo, cosa faremo. Certamente si tratta di un’immagine sempre in movimento di ciò che vogliamo diventare, ma se scegliamo di raccontarla creiamo la giusta ispirazione per raggiungerla.
Ci dà la spinta necessaria per camminare
- Ha un impatto positivo
- Dà un senso all’agire
- Dà una profondità alle azioni
Come sarà un giorno la nostra azienda? Cosa racconteremmo se dovessimo descrivere una giornata di futuro?
Questo è un utile strumento per avere chiarezza ed esplicitare in modo chiaro le proprie intenzioni
Le storie del passato ci guidano sempre e ci consentono di trovarci quando abbiamo perso l’orientamento.
È stato spesso dimostrato che raccontarsi è “terapeutico”; perché permette di mettere ordine negli avvenimenti, capire meglio l’effetto che hanno avuto su di noi, talvolta prenderne le distanze, ma soprattutto connettere ogni esperienza al punto in cui siamo ora dandogli un senso in un’unica narrazione, che unisce chi eravamo e chi siamo. Ci dà la possibilità anche di riconciliarci con alcune delle nostre scelte, di accettarle, di soffermarci su cosa il percorso ci insegna. È liberazione, ricongiungimento, assunzione di responsabilità.
Un profondo sguardo al passato che poi ci riporta al presente con l’energia di continuare il viaggio, crescendo e migliorando.
Perché è importante:
- Ci consente di individuare la nostra mission
- Connette chi siamo a qualcosa di più grande
- Ci lega alla passione per quello che facciamo e ci motiva
IN COSA CREDIAMO?
I valori sono solo parole scritte finché non vengono vissute, raccontate, persino sfidate a volte. Eppure costituiscono la bussola di ognuno di noi.
Per viverli è utile scavare nella nostra esperienza:
- Quando ho visto quel valore realizzato?
- Quando ho visto in qualcuno un’esemplificazione di quel valore e come è stato agito?
- Quando ho visto agito l’opposto e come mi ha fatto sentire?
Lo stesso discorso è possibile farlo per tutta l’azienda in senso ampio:
- Per cosa non accettiamo compromessi?
- Cosa per noi non è negoziabile?
- Quando ci sentiamo infastiditi? Cosa è stato minato?
Per finire ecco un’ultima curiosità.
Sembra che la miglior tecnica per modellare il futuro sia proprio immaginare a colori la realizzazione dei propri obiettivi, delle proprie aspirazioni e poi entrare in retromarcia, per individuare i passi che si consentono di arrivare dove vogliamo e ci riporta al presente
Ci permette di uscire dalla “gabbia del presente” e dai nostri binari quotidiani per scrivere meglio la nostra storia.
I 17 obiettivi per la sostenibilità dell’agenda 2030 pubblicati dall’ONU sono stati individuati proprio con questo metodo, partendo dalla prosperità del pianeta.
Scegliamo la stessa strada per un futuro di longevità e bellezza.