• Uomo vitruviano moderno al centro di un quartiere finanziario

    Il cambiamento aziendale ad alta intensità umana

    Essere attori di un cambiamento in azienda non può prescindere dal comprendere le dimensioni più profonde che lo riguardano. Di fronte a un cambiamento non si può improvvisare. Piuttosto, è necessario parlare delle persone che lo realizzano attivamente, dei loro bisogni, della loro anima, della loro esperienza soggettiva, da inquadrare all’interno dell’ecosistema che li accoglie.

    Possiamo leggere il cambiamento come un prisma che si origina da più dimensioni integrate tra di loro.

    Hermes: il messaggero del cambiamento aziendale

    Il cambiamento è per l’umanità una storia millenaria. È da sempre una nostra attitudine, che ci rende umani e vivi in quanto tali. Ha sempre avuto un’alta risonanza in noi.

    Fin dall’antichità, la filosofia di Eraclito ci ha insegnato che “tutto si muove e nulla sta fermo“. Ogni cosa, anche la più statica, se guardata da più lontano, può essere letta come in divenire continuo, che sia veloce o che sia lento.

    Hermes, per gli antichi greci era facilitatore di passaggio, scambio e transito. S’incarnava nel concetto di passaggio da un luogo all’altro, da una condizione all’altra. La sua natura aveva a che fare col mutamento delle vicissitudini umane, con lo scambio di informazioni e di beni commerciali.  Era il dio che rappresentava la comunicazione, la velocità, l’agilità e la capacità di adattamento.

    Tutte qualità, queste, che possono essere applicate anche nel contesto aziendale di oggi. Hermes può simboleggiare il cambiamento all’interno dei sistemi organizzativi, poiché incarna la capacità di gestire una trasformazione in modo rapido ed efficace, di comunicare con chiarezza e trasparenza con le persone coinvolte nel processo e di adattarsi alle nuove esigenze e sfide del mercato.

    Come Hermes portava agli uomini le parole e volontà degli dèi, così il cambiamento in azienda richiede un messaggero che sia in grado di comunicare efficacemente i nuovi obiettivi, le nuove sfide e strategie per il futuro a tutti gli attori coinvolti, aiutando l’azienda a navigare con successo e portando con sé un messaggio di fiducia e di speranza.

    Il cambiamento in azienda: un viaggio di rinascita da affrontare a tappe

    Tuttavia, essere al corrente della dimensione mitologica del cambiamento non è abbastanza per poter essere agenti attivi del cambiamento all’interno di un’organizzazione. Oggi, in un contesto costellato da incertezza e complessità, ci chiediamo come poter essere realmente fautori di un cambiamento. Per farlo serve una metodologia. Come scrisse diversi anni fa Kurt Lewin, uno dei padri della psicologia sociale e del lavoro, le organizzazioni, proprio come organismi biologici, si adattano all’ambiente, raggiungono un equilibrio, un omeostasi, così da opporsi naturalmente a qualsiasi perturbazione possa sconvolgerli.

    Il cambiamento, perciò, non può mai avvenire in maniera rapida, come quando si accende o si spegne una lampadina. Per renderlo parte integrante dell’organizzazione e solidificare un nuovo paradigma è importante percorrere un processo a tappe.

    Anzitutto, dobbiamo scongelarci dall’inverno di un paradigma precedente che sentiamo stretto e appartenente a un passato, ma che al contempo ci rappresenta e ci fa sentire sicuri. È necessario decidere di cambiare norme e strutture, generare una motivazione diffusa all’interno dell’azienda volta a spostare il proprio baricentro, a rinunciare a qualcosa di facile e abitudinario che riesce bene fare.

    Secondariamente, il percorso di cambiamento viene studiato, realizzato e infine intrapreso, con una strategia chiara e una guida che alimenti quotidianamente la fiducia delle persone così da fare in modo che il nuovo processo si consolidi e diventi un’abitudine, al pari della precedente.

    Come una farfalla che esce dal suo bozzolo e si trasforma da bruco a essere alato, l’azienda che affronta il cambiamento deve essere pronta ad abbandonare le vecchie abitudini e a trasformarsi in qualcosa di nuovo e migliore. La trasformazione di una farfalla richiede tempo, impegno e pazienza. In modo simile, il cambiamento in azienda richiede un processo graduale di adattamento, in cui l’organizzazione deve sperimentare nuove idee, nuove strategie e nuovi modi di fare le cose. In entrambi i casi, la trasformazione può essere dolorosa e difficile, ma alla fine porta a una nuova forma di vita, più bella e più forte di quella precedente.

     

     

    Il faro verso cui tendere è situato sempre nello scopo, in un Purpose condiviso dalle persone che popolano le organizzazioni. La magnitudo, la dimensione economica del cambiamento, i ruoli degli attori, le fasi, gli ostacoli e le conseguenze di una trasformazione sono da presidiare costantemente. Kurt Lewin, in tal senso, ci indica come la gestione del cambiamento debba avvenire attraverso un viaggio, un processo a fasi che possa sfociare in nuove prospettive per le Risorse Umane. Queste, infatti, possono facilitare tra le persone un aumento di consapevolezza relativa al cambiamento e stimolare una comunicazione bidirezionale tra la popolazione in azienda e la direzione, cercando di rafforzarne la fiducia reciproca.

    L’uomo al centro del cambiamento in azienda

    La corretta gestione del cambiamento in azienda necessita che le fasi di questo viaggio siano ben pianificate, che gli attori comunichino in modo trasparente tra loro e soprattutto che le azioni siano people-centred, ovvero che il focus primario siano le persone e il modo in cui il cambiamento può impattare su di loro.

    Da un punto di vista biologico, l’azienda può essere vista come un organismo vivente, un sistema cellulare fatto di interconnessioni.

    Come una molecola che subisce una reazione chimica, il cambiamento può provocare una serie di effetti sulle persone. È dunque primario comprendere motivazioni, ragioni e storie personali di quanti vengono coinvolti all’interno dei processi di cambiamento. Mettersi nei panni dell’altro è vitale per permettere di creare un senso di co-empatia ed evolvere all’interno di una dimensione di ascolto proattivo, così da comprendere quanto più possibile il modo in cui gli altri percepiscono il mondo.

    persone che parlano tra loro in aziendaNessuno cambia da solo. Il valore del cambiamento si esprime in tutta la sua forza nella capacità di connettersi con l’altro, percependone emozioni e pensieri, comprendendone i sentimenti ma al contempo mantenendo distinti i nostri.

    In questo viaggio, le persone che popolano l’azienda co-costruiscono un percorso trasformativo e si adoperano affinché tutti insieme raggiungano il cambiamento che s’intende realizzare. Ognuno di noi è parte integrante di questo processo.

    Siamo davanti a una trasformazione culturale, a un nuovo umanesimo che pone le persone al centro del cambiamento.

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  • Human Transformation

    Human transformation: come abilitare il mindset del cambiamento?

    Gli approcci al cambiamento: la human transformation

    Come vi approcciate al cambiamento? Siete di quelli che lo vivono con disagio? Oppure siete di quelli che lo vivono come una sfida?

    Nella nostra esperienza abbiamo visto che al di là del fatto che lo guardiamo in un’ottica positiva piuttosto che negativa, tutti lo affrontiamo.

    Per questo motivo è importante, a nostro avviso, interrogarsi su quali vantaggi porta un mindset orientato al cambiamento. Grazie a un approccio più funzionale, le persone riescono a stare nei cambiamenti, attraversarli in modo consapevole, adattandosi al meglio con gli input esterni ed interni.

    Di fatto i cambiamenti che noi li vogliamo o li contrastiamo avvengono costantemente, noi stessi siamo perennemente in mutazione e quindi la cosa migliore da fare è sviluppare un approccio mentale che ci permetta di sviluppare un’adattabilità efficace.

    Cambiare non significa sostituire una cosa con un’altra, ma significa vedere un’altra opzione…non si tratta di  abbandonare ma di aggiungere.

    Cambiare è insito negli esseri umani e lo è anche e grazie soprattutto a come funziona il nostro cervello, per questo parliamo di human transformation. Non siamo immutabili come alcuni pensano, ma anzi siamo predisposti al cambiamento grazie alla neuroplasticità del nostro cervello. E questo è testimoniato dal fatto che siamo qui oggi diversi da ieri e da come saremo diversi domani.

    Ma vediamo meglio di cosa stiamo parlando.

    Neuro plasticità del cervello

    La Neuroplasticità è la capacità del nostro sistema nervoso di adattare la sua struttura e la sua organizzazione in risposta ad una grande varietà di fattori interni e esterni. Ma vediamo meglio come si sviluppa e come si alimenta questa capacità.

    I primi ricercatori credevano che la creazione di nuovi neuroni si fermasse poco dopo la nascita.

    Oggi sappiamo che il cervello possiede non solo la capacità di riorganizzarsi e di creare nuove connessioni ma in alcuni casi anche di creare nuovi neuroni.

    Il cervello umano ha circa 86 miliardi di neuroni o cellule nervose.

    Nei primi anni di vita il cervello cresce rapidamente. Alla nascita, ogni neurone nella corteccia cerebrale del bambino evidenzia già intorno alle 2500 sinapsi, cioè 2500 connessioni con altri neuroni; All’età di tre anni, le sinapsi sono già 15.000. Poi la curva scende.

    Man mano che acquisiamo nuove esperienze, alcune connessioni vengono rafforzate mentre altre vengono eliminate. Questo processo è noto come potatura sinaptica.

    Sviluppando nuove connessioni e potando quelle deboli, il cervello è in grado di adattarsi all’ambiente che cambia.

    Ci sono alcune caratteristiche che definiscono la neuroplasticità:

    • Le sinapsi si formano quando impariamo, quando facciamo delle esperienze nuove, quando formiamo la memoria. È un processo costante
    • I cervelli giovani sono chiaramente più sensibili e reattivi al nuovo, ma questo non significa che i cervelli adulti non sappiano adattarsi e cambiare.
    • La plasticità è in corso per tutta la vita.

    Quindi cosa possiamo fare per tenere il cervello attivo?

    • Stimolarci attraverso l’apprendimento di una nuova lingua o di uno strumento
    • Viaggiare, confrontarsi con culture diverse
    • Riposare… ebbene sì per far crescere le connessioni neuronali e costruire le autostrade della nostra crescita serve anche il riposo!
    • E naturalmente cambiare, fare le cose diversamente, uscire da certe routine sia nel fare che nel pensare.

    A proposito di routine…routine non sono solo le cose che facciamo tutti i giorni, sempre nello stesso modo, ma sono anche le nostre abitudini di pensiero. Gli stereotipi e le convinzioni limitanti o piuttosto i bias sono delle fantastiche strutture che permettono al nostro cervello di risparmiare energia. Di fatto questi costrutti mentali che abbiamo generato non vengono gestiti dalla mente conscia ma da la mente inconscia dove risiedono tutti i pensieri automatici. E mettere il pilota automatico per il cervello significa risparmiare energia che è uno degli obiettivi del nostro cervello.

    Cosa fare per abilitare il mindset del cambiamento e la human transformation?

    In sintesi per abilitare un mindset del cambiamento è necessario uscire dalla nostra zona di comfort, affrontare le “paure” che possono renderci immuni al cambiamento: fare le cose come si sono sempre fatte, è comodo e praticamente gratis. Per apprendere a fare cose nuove, per spingere verso la human transformation, per adattarsi all’ambiente che cambia, bisogna attivare la parte pensante del cervello, farsi delle domande, correre dei rischi, ascoltare, farsi aiutare, scervellarsi o semplicemente attivarsi …. E non solo, bisogna essere disposti ad investire energia, circa il 20% delle calorie che consumiamo giornalmente servono per il lavoro svolto dalle sinapsi nel tracciare nuove connessioni neuronali. Per cui diciamolo, cambiare ci aiuta a restare in forma!!

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