Tempo, diversità e scenari di futuro
- Dic 22, 2022
- By Hermes
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PARLIAMO DI TEMPO PER GUARDARE AL FUTURO
Non possiamo riferirci al futuro senza parlare del concetto di tempo poiché parlare del futuro significa uscire dal presente, porre il nostro sguardo oltre la siepe, riferirci alla longevità e all’effetto delle nostre azioni.
Probabilmente il tempo è ciò che c’è di più democratico. Scorre nella stessa maniera per ognuno di noi e le lancette fanno lo stesso giro, ogni giorno, inesorabilmente.
Le giornate si susseguono, il giorno si alterna alla notte, la luna compie le sue fasi, le stagioni cedono l’una il posto all’altra con un ritmo scandito.
Nel frattempo, il nostro cuore batte, regolarmente, senza il nostro controllo e così la vita va avanti.
Eppure la percezione del tempo non è uguale per tutti, così come è diverso il modo con cui guardiamo al futuro.
Seneca, nel De Brevitate Vitae, diceva che il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo, ma, dato che è intangibile, la doniamo e la spendiamo senza considerare la sua ricchezza; tanto che talvolta dimentichiamo il suo valore.
Gli studi oggi ci suggeriscono che esiste una connessione potente tra la concezione che abbiamo interiorizzato del tempo e le competenze comportamentali che abbiamo la possibilità di sviluppare e di mettere in campo.
Se ci proiettiamo nel futuro, la multiculturalità e il dialogo tra diverse generazioni possono rivelarsi elementi strategici per avere una concezione del tempo ampia ed integrata.
Scopriamo come e perché…
Sembra che si possano definire tre visioni diverse del tempo.
IL TEMPO NEL MONDO ANTICO
Immaginiamo di essere nell’antica Grecia, molti anni prima della nascita di Cristo.
Gli uomini osservano il passare del tempo e lo rappresentano in una forma circolare.
La vita va avanti, ma gli eventi tornano e si ripropongono, apparentemente indipendenti dalle nostre impronte, quasi come l’infrangersi delle onde sulla spiaggia dove abbiamo appena camminato, e questo mantiene sempre forte la fiducia del rinnovato ristabilirsi di un equilibrio, anche nella complessità.
Il futuro si ripropone nel passato e il passato nel futuro. E Il presente?
In presente funge da connettivo tra queste due dimensioni.
Questa visione, legata al mondo classico, guarda al tempo con distacco e rispettosa passività, quasi a riconoscerne la sua ineluttabile indipendenza e riconducendolo ad una dimensione più “naturale” e “ambientale”.
Il tempo fa capo al mondo e l’uomo, che è parte del mondo, vive questo tempo consapevole della sua dimensione più ampia.
IL TEMPO NELL’ETA’ MODERNA
Se invece proviamo ad immergerci in un’era più moderna, ecco che il tempo assume una forma lineare: è una freccia dove il futuro diventa il centro di gravità.
Per questo i moderni sono stati spinti a sviluppare in sé stessi e contemporaneamente a chiedere agli altri delle competenze di “costruzione del futuro”. Sono naturalmente predisposti all’innovazione, alla progettualità, alla creatività.
Si tratta di una dimensione molto più “umana”; l’uomo è la misura dell’avanzamento, quindi percepisce il trascorrere del tempo, si rende conto che non può cambiarlo e cerca di governarlo, in modo da osservare la crescita, sua e delle cose.
La vita dell’uomo e di ogni persona non si ripete, va avanti su una linea, e non è possibile “fare marcia indietro”. Questa visione, che permette a tutti noi di percepire l’evoluzione, conferisce più importanza alle azioni, cosicché saliamo sul palco della storia e possiamo avere visione delle nostre tracce.
È importante vedere come non siano visioni alternative e mutuamente escludenti; possono coesistere, con gradienti diversi da caso a caso, dipendentemente da fattori geografici, culturali, sociali, personali.
Alcune religioni, per esempio, ci portano a vedere il tempo nella sua ciclicità e nella sua ripetitività, a prescindere dall’epoca in cui siamo nati e viviamo.
IL TEMPO DIGITALE
Oggi a queste due dimensioni di concezione del tempo che comunque permangono, se ne aggiunge una terza: il tempo digitale.
Improvvisamente il tempo non è più una retta proiettata verso il futuro e verso la crescita, ma è un “qualcosa” che va più veloce di noi.
E noi corriamo fortissimo per rimanere al “passo”, ma abbiamo la sensazione che ci manchi il respiro e che, per rimanere in sella, dobbiamo adattarci, essere flessibili, pensare continuamente a nuove soluzioni.
Diventiamo predisposti all’impermanenza.
Se gli antichi vedono lo scorrere del tempo dall’alto e i “moderni” cercano di governarlo, i “contemporanei” sono predisposti a “fondersi all’orologio”. La stessa parola “digitale” sottende il concetto di “tocco” e di sensazione.
Percepiamo il tempo con un coinvolgimento emotivo fortissimo, in prima persona. Le emozioni ci attraversano continuamente e ci portano ad osservare, talvolta con frustrazione, i continui cambi di scenario.
Il tempo digitale praticamente azzera sia la dimensione del ritorno, sia la prospettiva del futuro e le sostituisce con uno stato di precarietà. Il “succedere” è la cifra della dimensione digitale in cui presente e il passato si fondono e il futuro diventa l’attesa del prossimo mutamento
Continuamente superiamo noi stessi, le nozioni che apprendiamo vengono sviluppate nuovamente, le idee che trasmettiamo si diffondono e si trasformano. La velocità ci permette di percorrere sempre più spazio nello stesso tempo, ma abbiamo la sensazione che ogni cosa ci sfugga di mano perché la dimensione è virtuale.
MA PERCHÉ È IMPORTANTE CONOSCERE E COMPRENDERE TUTTE LE DIMENSIONI?
- La prima dimensione è istintiva, naturale, riflessiva e spirituale.
- La seconda ci dona il controllo e lo spazio dell’autodeterminazione.
- La terza concezione è legata al cambiamento costante e alla proiezione verso il nuovo.
Eppure… più cose nuove cerco, più scoperte faccio, più il tempo va in fretta e servono strumenti evoluti ed inediti.
Se riusciamo a fare coesistere le tre dimensioni nello stesso contesto le persone saranno più portate ad alternarle nel modo di stare in relazione tra loro e nel mondo, rendendoci capaci di maggiore adattabilità a differenti situazioni e prospettive.
Per farlo abbiamo bisogno di generare dialogo, tra generazioni diverse, tra culture diverse, tra lingue diverse. È proprio questa diversità che ci rende custodi, insieme, di una visione ricca e completa.
Se invece non costruiamo un ponte per permettere un dialogo generativo e di valore, ognuno di noi potrebbe fossilizzarsi sulla propria visione di futuro, rischiando così di percepire un disallineamento rispetto alle attese e alle competenze agite nel confronto con chi ha una visione del tempo diversa.
Quindi possiamo accendere e alimentare il confronto per…
- lavorare sulla progettualità
- prefigurarci la realizzazione di una strategia
- mettere in campo tutte le competenze di cui siamo portatori
Ecco un’altra preziosa ragione per lavorare sulla comunicazione, a vari livelli, partendo da una nuova e curiosa domanda.
Qual è il tempo che oggi ci portiamo dentro?